venerdì, aprile 28, 2006

Vini con aggiunta di infusi: stiamo davvero alla frutta...

Leggo in questo istante una notizia apparsa su Decanter.com in cui si parla del successo dei vini aromatizzati in Australia. Sia ben chiaro, non vini ottenuti da uve aromatiche (e.g. Moscato, Malvasia & co), ma vini che hanno subito l'aggiunta di infusi di frutta...
Alcuni esempi sono uno Shiraz al gusto di frutti di bosco, un Sauvignon Blanc-Semillon ai frutti tropicali, uno Chardonnay al sapore di cedro (ma senza passaggio in legno) e il Killawarra Krush al gusto passion-fruit e ginseng della Southcorp [l'ingrediente ginseng non è casuale ma il risultato di studi sul consumatore che hanno confermato l'analogia ginseng-salute].
Non contesto queste scelte, perché da un punto di vista patriottico rendono ancora più importanti i vini
veri italiani, e da un punto di vista da markettara se c'è mercato (e i risultati positivi lo dimostrano con crescite da capogiro) allora ben venga il prodotto.
Forse l'unica cosa che contesto è la scelta di fondare questi prodotti su uno stereotipo che ironicamente sembra aver anticipato di qualche tempo citazioni marchiane di sciampiste (o shampiste??)... La linea più importante di questi vini-frutto che nulla hanno a che vedere anche con Luca Maroni, la Nautico, è stata infatti lanciata a Natale con un programma dedicato, guarda caso, proprio alle shampiste... le consumatrici ideali di questi prodotti. Così la dichiarazione di Lynda Schenck, marketing manager di Nautico, apparsa su Decanter.com "We're trying to get to real people. The hairdressers loved it." Puntiamo alle vere persone. Le parrucchiere l'adorano, mi è sembrata... come dire... un po'
border line! Trattare il consumatore a forza di stereotipi può pagare in una prima fase, ma di sicuro non nel lungo periodo. Ma forse è solo l'uscita infelice di una marketing manager...
Staremo a vedere.

Per maggiori dettagli sui focus group di Nautico

giovedì, aprile 27, 2006

Donnafugata.it : finalmente in Italia un sito web del vino fatto a regola d'arte

Troppo spesso capita di vedere nel mondo del vino siti fatti "così così", anche nel caso di aziende di fama indiscussa offline. Siti stracolmi di animazioni flash, con news antiche ("siamo presenti al Vinitaly 2002 allo stand XX al padiglione XXX), con indicizzazioni lontane dall'ottimizzazione e quindi praticamente impossibili da trovare...
In questo marasma dell'eno-navigazione italiana c'è un'azienda che invece è capace di mostrare a tutti come si fa davvero un sito web: Donnafugata. Il sito, già online da tempo, è stato rilanciato lo scorso Vinitaly con una grafica nuova - ma senza creare smarrimenti nel navigatore che già conosceva il sito, anzi accentuando l'aspetto della facilità di navigazione. Come mi ha raccontato José Rallo, infatti, si erano resi conto che c'erano alcune sezioni dove i navigatori non riuscivano ad arrivare, ma il problema è stato presto risolto. Forti infatti del successo consolidato (62.000 accessi in un anno, 2.000 iscritti alla newsletter e una visita media da record - 8 minuti!), hanno investito nuovamente nel sito puntando su tecnologia opensource, php e database MySql per renderlo dinamico.
I contenuti multimediali ci sono eccome, ma una volta tanto vengono risparmiate al navigatore ore intere passate ad aspettare che si carichi l'animazione in Flash... Il "Media Center" è stracolmo di foto e videoclip (come quelli dei concerti di Donnafugata Music & Wine Live...) e il sito, attraverso l'area Download, diventa uno strumento utile sia per il consumatore finale che per chi il vino lo distribuisce. Il primo può individuare tramite un motore di ricerca interno il punto vendita più vicino a casa dove trovare i vini di Donnafugata, il secondo ha l'imbarazzo della scelta tra tutti gli strumenti forniti per capire, e quindi spiegare e vendere meglio i prodotti - dalle schede dei vini, ai folder, alle presentazioni in power point - elementi che da quello che mi ha detto José sono particolarmente graditi dalla distribuzione estera piuttosto che quella italiana...
Con un sito così non stupisce quindi che quest'azienda abbia investito anche in pubblicità stampa per promuovere non i vini, ma il sito stesso contrariamente alle tante aziende che ancora non hanno imparato a includere il sito web nella propria comunicaizone... - ne aveva parlato anche Wino-Quintomiglio

"Bag in box": dal colosso Ronco ai piccoli produttori francesi

In Italia la "Bag in box" la conosciamo soprattutto grazie al vino Ronco - vi ricordate? quello dove nella pubblicità il tipo di nascosto finge di stappare la bottiglia quando in realtà il tappo non c'è...
In Francia notizie recenti vedono al contrario la nascita di una federazione che unisce centinaia di produttori indipendenti per acquistare tutti insieme il vino in bag in box (a costi ridotti date le economie di scala) ma ciascuno con un packaging personalizzato.
Dai primi ordini la federazione può stimare che riuscirà a raggiungere l'obiettivo di 50.000 bag in box vendute nel primo anno (formati attualmente disponibili 5-10 litri). La produzione in bag in box sarà diretta ai principali canali di distribuzione, incluse enoteche e supermercati, ed è qui che il discorso un po' mi perde. Innanzitutto perché non capisco come la bag in box possa essere un fenomeno da enoteca... in secondo luogo, perché se questi produttori indipendenti devono ricorrere a una federazione per abbassare i costi di acquisto della bag in box, allora non capisco come fanno ad avere le quantità per entrare a listino al supermercato...

Che cos'è la "bag in box"?
La bag in box è stata inventata dall'azienda tedesca Scholle, tuttora leader mondiale nella produzione di questo prodotto. Consiste in una borsa di plastica con un tappo speciale brevettato, inserita all'interno di una scatola di cartone facilmente personalizzabile in base alle esigenze di comunicazione. In Italia un distributore è Bag-in-Box Italia

NB il sito dei vini Ronco non funziona con Firefox :(

mercoledì, aprile 12, 2006

“Blog & Vino: business, storie, opportunità” - Ecco come è andata

Per chi non c'era, e per chi non ha trovato posto - la sala si è rivelata un po' piccola per il numero di persone accorse - ecco un piccolo resoconto della tavola rotonda che si è tenuta sabato 8 aprile al Vinitaly.

La tavola rotonda, moderata da Nilla Turri, presidente di Terre Nascoste, è stata l’occasione per parlare del crescente ruolo dei blog nella comunicazione del vino fatta “dal basso”, e quindi dai consumatori comuni ma anche dalle aziende stesse. Come ha evidenziato Giampiero Nadali di Aristide, ideatore dell’evento, il blog è “relazione”, e permette anche ad aziende vinicole ed enoteche di affacciarsi sul mercato diminuendo gli intermediari, e stabilendo una relazione diretta con il consumatore.

In rappresentanza dei produttori blogger, Susanna Crociani (Mondo di... Vino) ha raccontato la sua esperienza con un blog nato a gennaio del 2004 come diario e strumento di confronto, e ora anche strumento di comunicazione per la sua azienda di Montepulciano.

Quanto a me, mi sono concentrata ovviamente sul lato marketing, parlando delle motivazioni che devono spingere un’azienda vitivinicola a entrare nel mondo del blog, evidenziando come questo nuovo strumento sia strettamente correlato a quello antico del passaparola. Come il passaparola, il blog ha un grande potere di influenza sul consumatore: secondo dati della Forrester Research, infatti, il 90% dei consumatori si fida del consiglio degli altri consumatori, magari blogger. Chi fosse interessato può scaricare qui la mia presentazione in pdf.

Per finire, quel mito di giornalista di Franco Ziliani, da poco trasferitosi su Vino al Vino (oops devo ancora aggiornare il link tra i blog che leggo) ha colto l’occasione per parlare del discusso binomio tra blog e giornalismo (enogastronomico), evidenziando come il blog “è una nuova modalità di comunicazione” ma di certo non può sostituire in tutto la carta stampata. A questo proposito suggerisco di dare un'occhiata anche a questo report statunitense sui We Media. Lo stesso Ziliani ha lanciato l’idea di creare la Wine Blog Association, associazione che raccolga tutti i wine blogger, in Italia e all’estero. Iniziativa che subito riscosso un positivo riscontro tra i numerosi blogger presenti in sala.

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